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martedì 6 agosto 2013

La lunga estate a colori di SBE

Ha cominciato Dylan Dog, poi sono arrivati Tex e Zagor ad aumentare il numero dei personaggi di Sergio Bonelli Editore che presentano una testata (annuale o semestrale) interamente a colori. Segno dei tempi che cambiano, segno che ci si sta accorgendo, in via Buonarroti (forse con troppo e colpevole ritardo) che per non sopperire è necessario abbandonare un po’ di tradizione in favore di forme comunicative che possano essere considerate più moderne e al passo.
Nell’ordine, sono già arrivati, quest’anno, il Color Zagor e il Color Tex e a brevissimo, arriverà il Dylan Dog Color Fest estivo, con la consueta formula delle quattro storie brevi, formula che, per ora, non è quella dei due Color dedicati ai personaggi storici della casa editrice.
Nel caso di Zagor si è trattato di un esordio assoluto (non solo per la testata, ma anche per Venturi e per l’inedita coppia Burattini-Rauch ai testi): com’è andata?

Giustamente, parlando del COLOR, postiamo l'immagine in b/n u.u
Non male, direi. Anche se l’impianto della storia è, forse, un po’ troppo classico. Andiamo con ordine: la buona idea di Burattini (curatore di Zagor e di tutte le testate satellite) è quella di dedicare ogni Color Zagor a scoprire il passato di un personaggio storico della testata e si è deciso di cominciare con l’amico Fishleg, di cui scopriremo qual è il motivo per cui ha, al posto della gamba destra, una “protesi” fatta d’osso di balena.
La storia è piuttosto coinvolgente e fa sì che i personaggi vengano apprezzati senza problemi (buona la caratterizzazione di tutti, protagonisti e comprimari, con un Cico che finalmente non è solo più zavorra, ma anche parte attiva e fondamentale della storia) e con i cattivi che sono cattivi per davvero.

Una buona storia, insomma, che ha un solo difetto, forse non completamente trascurabile: le tecniche narrative. Tutte le parti del passato di Fishleg sono narrate in flashback con didascalie un po’ troppo verbose a corredare i bei disegni di Venturi: va benissimo, nulla di male, se non fosse che questo tipo di narrazione appesantisce e rallenta e inficia la qualità complessiva della storia. Sono sicuro che molti dei fan più oltranzisti e classicisti dello Spirito con la Scure apprezzino questo modo di narrare, ma, proprio loro, sono al contempo il bene e il male della testata. Il bene in quanto senza di loro non ci sarebbe più Zagor, il male perché proprio a causa loro questa testa è costretta a rimanere incredibilmente ancorata ad un certo tipo di disegno, ad un certo tipo di cover, ad un certo modo di narrare, e ciò è assurdo per una testata che è nata per essere sempre all’avanguardia: paradossalmente, Tex risulta molto più evoluto nelle tecniche narrative e di disegno rispetto al suo “fratello minore”. Insomma, bisognerebbe, forse, fare un po’ meno “fan service” e osare un po’ di più (la storia di Boselli e Rubini dovrebbe insegnare).

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