Ha cominciato Dylan Dog, poi sono arrivati Tex
e Zagor ad aumentare il numero dei personaggi di Sergio Bonelli Editore che
presentano una testata (annuale o semestrale) interamente a colori. Segno dei
tempi che cambiano, segno che ci si sta accorgendo, in via Buonarroti (forse
con troppo e colpevole ritardo) che per non sopperire è necessario abbandonare
un po’ di tradizione in favore di forme comunicative che possano essere
considerate più moderne e al passo.
Nell’ordine, sono già arrivati, quest’anno, il
Color Zagor e il Color Tex e a brevissimo, arriverà il Dylan Dog Color Fest
estivo, con la consueta formula delle quattro storie brevi, formula che, per
ora, non è quella dei due Color dedicati ai personaggi storici della casa
editrice.
Nel caso di Zagor si è trattato di un esordio
assoluto (non solo per la testata, ma anche per Venturi e per l’inedita coppia
Burattini-Rauch ai testi): com’è andata?
Giustamente, parlando del COLOR, postiamo l'immagine in b/n u.u |
Non male, direi. Anche se l’impianto della
storia è, forse, un po’ troppo classico. Andiamo con ordine: la buona idea di
Burattini (curatore di Zagor e di tutte le testate satellite) è quella di
dedicare ogni Color Zagor a scoprire il passato di un personaggio storico della
testata e si è deciso di cominciare con l’amico Fishleg, di cui scopriremo qual
è il motivo per cui ha, al posto della gamba destra, una “protesi” fatta d’osso
di balena.
La storia è piuttosto coinvolgente e fa sì che
i personaggi vengano apprezzati senza problemi (buona la caratterizzazione di
tutti, protagonisti e comprimari, con un Cico che finalmente non è solo più
zavorra, ma anche parte attiva e fondamentale della storia) e con i cattivi che
sono cattivi per davvero.
Una buona storia, insomma, che ha un solo
difetto, forse non completamente trascurabile: le tecniche narrative. Tutte le parti
del passato di Fishleg sono narrate in flashback con didascalie un po’ troppo
verbose a corredare i bei disegni di Venturi: va benissimo, nulla di male, se
non fosse che questo tipo di narrazione appesantisce e rallenta e inficia la
qualità complessiva della storia. Sono sicuro che molti dei fan più oltranzisti
e classicisti dello Spirito con la Scure apprezzino questo modo di narrare, ma,
proprio loro, sono al contempo il bene e il male della testata. Il bene in
quanto senza di loro non ci sarebbe più Zagor, il male perché proprio a causa
loro questa testa è costretta a rimanere incredibilmente ancorata ad un certo
tipo di disegno, ad un certo tipo di cover, ad un certo modo di narrare, e ciò
è assurdo per una testata che è nata per essere sempre all’avanguardia:
paradossalmente, Tex risulta molto più evoluto nelle tecniche narrative e di
disegno rispetto al suo “fratello minore”. Insomma, bisognerebbe, forse, fare
un po’ meno “fan service” e osare un po’ di più (la storia di Boselli e Rubini
dovrebbe insegnare).
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