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giovedì 6 giugno 2013

Giugno col bene che ti voglio... (ma era luglio, no?)

Comincia giugno, arrivano i primi caldi (sarebbe il caso di dire finalmente, se non fosse che vivo in città e quindi il caldo mi fa piacere se ne stia lontano), arrivano nuove letture. In particolare, oggi si parla dell'ultimo Dylan Dog (Giovani vampiri, #321), di Zagor (Il mondo perduto, #575) e di Long Wei (Il drago, #1).

Copertina di Dylan Dog 321
Partiamo dalle note dolenti, ovvero la creatura di Tiziano Sclavi, una delle principali icone pop italiane nonché (in un certo senso), l'erede di quello Sherlock Holmes che ho voluto omaggiare con il nome del blog.
Come se la passa DyD? Non tanto bene. Non tanto bene perché manca di verve. Non sto parlando di trame articolate e complesse, non sto parlando dello splatter delle origini (che ogni tanto farebbe anche bene), sto parlando di verve. Sto parlando della capacità di rendere il Dylan Dog del 2013 simile (non uguale, perché sarebbe impossibile, visto che ogni autore è diverso) a quello di Sclavi o, almeno, di renderlo personale, vivo e riconoscibile.
Il Dylan di questa storia, come quello di molte altre precedenti, è un vecchio rimbambito che si limita a dire banalità ad un gruppo di giovani ragazzi che vogliono diventare vampiri. Nell'albo ci sarebbero un sacco di spunti interessanti, tipo l'immortalità, l'adolescenza, il diventar grandi; ci sono figure umane che, forse, in mano ad autori non dico più capaci, ma più in sintonia col personaggio, potrebbero lasciare il segno. Tutto questo, invece, si perde tra dialoghi imbarazzanti, un Bloch che viene "maltrattato" come peggio non si potrebbe e dei ragazzini che, sulla scena, lasciano il tempo che trovano.

Copertina di Zagor 575 (626)
Se Dylan Dog si è dimostrato deludente, una testata che ultimamente mi stava annoiando (Zagor), e che stavo pensando di abbandonare, ha portato in edicola un numero bello, fresco, divertente, pimpante. Complici anche i meravigliosi disegni di Michele Rubini, un astro nascente del nostro fumetto popolare, Il mondo perduto, palesemente ispirato al romanzo fantastico scritto (guarda un po' il caso) da Arthur Conan Doyle, ci porta nel Mato Grosso, dove Zagor e Cico, accompagnati dalla pavida guida Rulfo, sono alla ricerca di Dexter Green e Yambo. Naturalmente, i nostri si imbatteranno negli indios bravos del luogo che, per una fortuita serie di coincidenze parlano portoghese e/o inglese (ma è meglio così: che noia sarebbe se negli albi fosse dedicato più spazio alle incomprensioni che non all'avventura?) e salvano la vita a Zagor & co. proprio grazie ad un'azione eroica dello stesso Zagor. Zagor che si dimostra in gran forma, Cico che con due gag brevi(ssime) ma ben azzeccate torna a far ridere, avventura, azione e mistero che si mescolano. Insomma, un bel numero che lascia la voglia di leggere il prossimo!

Long Wei 1
Chiudiamo con la novità Long Wei, pubblicata dall'Aurea Editoriale e che vede ai testi il buon Diego Cajelli e ai pennelli Luca Genovese. Albo in formato Bonelli ma che, all'interno, di bonelliano ha poco: la gabbia è spesso scardinata, i disegni (belli!) non sono di tipo realistico, i personaggi... be', Long Wei parla di un giovane immigrato cinese che arriva a Milano per proteggere suo zio da una gang di strozzini: un plot classico, per un eroe abbastanza classico (ispirato a Bruce Lee e soci), in un contesto nuovo ma da approfondire: la Milano odierna, che, però, al momento rimane solamente sullo sfondo. Non mi dilungherò ancora su questo albo, ma il giudizio che posso darne è certamente positivo: fresco, divertente e, in un certo senso, innovativo. Da provare!

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