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mercoledì 29 maggio 2013

Femminicidio e Calabria

I recenti fatti di cronaca hanno marcato, ancor di più, il problema del femminicidio in Italia. Al di là delle mie idee su questi fatti (non credo che il femminicidio sia un problema odierno e, anzi, mi sembra strano se ne parli solo ora), ciò che mi ha colpito, tra le altre cose, è stato imbattermi in articoli come questo o questo, proveniente dai blog di due testate a tiratura nazionale, ergo con un pubblico potenziale vastissimo. Da calabrese ed emigrante mi sento ferito e amareggiato. L'omicidio della povera Fabiana ha riportato a galla una serie di pregiudizi su uomini e donne calabresi, pregiudizi infondati e che non possono che indignare chi, come me, in Calabria è nato e dalla Calabria proviene.

Negare che la mia sia una terra problematica e in cui vivere è difficile sarebbe stupido oltre che falso. Ma leggere cose del tipo:

"In Calabria, la maggioranza delle ragazze non ha scelta, in nessun campo. Non può scegliere la scuola superiore da frequentare (quando le è permesso frequentarla), non può scegliere il fidanzato (soprattutto se ha la sfortuna di avere fratelli), non può scegliere cosa fare da grande (lo farà per lei il futuro marito, che lei non sceglierà). È così, da sempre.E chi conosce bene la realtà sociale calabrese non può stupirsi, né scandalizzarsi o peggio ancora accusarmi di sputare sulla mia terra. Ho 33 anni, e ho frequentato la scuola superiore dal 1993 al 1998, in provincia di Reggio Calabria. Ebbene, io ho visto ragazzine costrette a ritirarsi da scuola nonostante voti ottimi e menti brillanti, semplicemente perché la “famiglia” (che in Calabria è una sorta di mostro mitologico metà pranzi luculliani, metà aguzzino) aveva scelto per lei. C’era già un fidanzato pronto per lei. O, quando andava bene, semplicemente serviva una mano in più in casa, perché il papà e i fratelli che tornavano stanchi da lavoro volevano il piatto caldo o le camicie stirate."
mi fa girare le scatole. Perché io di anni ne ho 24, ho frequentato il liceo dal 2002 al 2007 e, di scene come questa, non ne ho mai (MAI) viste. Non ho mai visto una compagna abbandonare la scuola per scelta d'altri, non ho mai visto una ragazza fare in modo che altri scegliessero, al posto suo, la vita che avrebbe dovuto vivere. Ho visto padri e fratelli gelosi che dopo i primi, imbarazzanti incontri con i fidanzatini delle figlie/sorelle, hanno superato determinate barriere e non hanno ostacolato, in alcun modo, la storia d'amore.
La Calabria è una terra in cui bisogna stare attenti a ciò che si dice e a chi lo si dice, è una regione governata male perché i politici sono collusi (non tutti, certamente), è una terra dalla quale scappare perché oggi si mangia e domani chissà. Ma non è una terra di soli cavernicoli e delinquenti. Non è una terra in cui nascere donna è una sfortuna. E' una terra dove vorrei tornare un giorno, una terra che spero di contribuire a ripulire da tutto lo sporco che ha in sé, è una terra con una sua dignità e merita e pretende rispetto. Portare il dramma di Fabiana ad una condizione generale della donna calabrese è falso e forzato, ferisce persone che ogni mattina si alzano per rendere un po' migliore il posto in cui sono nate e offende la memoria della stessa Fabiana. Ad alcune persone, invece,  bisognerebbe togliere la penna e dare la zappa: forse sarebbero più utili.

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